La chiesa di Santa Maria della Consolazione detta di San Nicola sorge nel territorio del comune di Almenno San Salvatore, collocata presso la contrada denominata "la Porta" e circondata dai vigneti della collina Umbriana. 

Le origini

La sua nascita é dovuta ad una pestilenza che imperversava negli anni 1483-84. Gli Almennesi fecero voto a Dio che avrebbero costruito una cappella in onore dei santi Sebastiano e Rocco, tradizionali protettori contro le malattie infettive, se il contagio fosse finito presto, come effettivamente avvenne.
Nel 1485, mentre già si pensava di avviare i lavori, la predicazione del frate agostiniano Alberto da Sarnico convinse la popolazione ad edificare, invece della cappella progettata, una chiesa intitolata a Santa Maria della Consolazione e un monastero per gli Agostiniani Eremitani. Il comune donò a fra' Alberto un terreno di 10 pertiche in località "Bastia o Castello" ad Almenno Alto, per fondarvi la chiesa e il monastero. Promise inoltre un ulteriore stanziamento di 1.000 ducati d'oro, dopo che si fosse ottenuta l'approvazione dalla Congregazione Lombarda degli Agostiniani.
Con il consenso dei superiori, ottenuto nel 1487, i frati preferirono far sorgere il convento nella contrada della Porta, in un luogo aperto sulla collina di Umbriana. Qui dapprima acquistarono un terreno di 9 pertiche, sul quale edificarono un primo "Conventino" con cappella e alcune stanze per i religiosi, edificio che é tuttora visibile sulla piazza antistante la chiesa. Più tardi, acquistati con le elemosine raccolte alcuni terreni poco discosti, il 10 agosto 1488 vi fondarono la chiesa ed il monastero di Santa Maria della Consolazione. I lavori di costruzione si protrassero per diversi anni e si conclusero intorno al 1510. Il monastero venne edificato contemporaneamente, addossato al fianco sud della chiesa, che fu consacrata il 16 novembre 1518.

Il Cinquecento

Nel Cinquecento il complesso di Santa Maria della Consolazione visse il momento più luminoso della sua storia. Vi dimoravano stabilmente in media sette frati, dediti alla preghiera, allo studio e alla predicazione, e conducendo una vita generalmente irreprensibile. Nei primi decenni del secolo le famiglie più ricche ottennero dai frati di poter avere in chiesa una cappella di famiglia con il relativo sepolcro. Provvidero inoltre a proprie spese a realizzare gli undici altari nei fianchi della navata, ingaggiando artisti di talento per abbellirli, e disposero lasciti perpetui a favore delle cappelle laterali per la celebrazione, talora giornaliera, di messe.
La popolazione di Almenno aveva una grandissima devozione per la chiesa. Una scola, confraternita laica del SS.mo Sacramento, provvedeva al suo buon governo collaborando con i frati mentre persone di ogni ceto sociale facevano offerte e disponevano lasciti per le opere di culto e per l'abbellimento dell'edificio. Nel volgere di mezzo secolo il monastero si arricchì in modo considerevole, favorito in questo sia dalle esenzioni fiscali che gli furono accordate dal comune di Almenno nel 1535 e dalle Autorità Venete nel 1548, sia dalle donazioni di terreni, case e denaro, che portarono alla costituzione di un patrimonio fondiario notevole, soprattutto ad Almenno e a Bariano, località in cui i frati nel 1568 possedevano più di 300 pertiche di terra. Altri capitali, aggiuntisi grazie alle rendite dei terreni, venivano prestati a privati o ad altri conventi con interessi del 3-4 per cento, secondo una consuetudine diffusa a quei tempi e contro la primitiva povertà. Il periodo di splendore raggiunse l'apice negli ultimi decenni del secolo, quando nel 1588 fu avviata la costruzione del prezioso organo Antegnati e venne portato a termine il completamento del campanile.

Il Seicento

Nel Seicento il monastero, pur continuando ad essere luogo di preghiera e di meditazione, centro propulsore di fede e di carità, andò gradualmente perdendo in vitalità e fervore. La comunità religiosa dimorante nel chiostro ridusse il numero dei propri appartenenti a non più di cinque frati. Inoltre, nel corso del secolo, si verificarono alcuni fatti incresciosi che turbarono gravemente lo svolgimento tranquillo della vita monastica. Alcuni priori si trovarono irretiti in contrasti con i parroci locali per questioni di giurisdizione ecclesiastica; nel 1628 il priore Emilio Bottani fu assassinato nel chiostro da ignoti e alcuni frati furono pesantemente sospettati di essere i responsabili del delitto; nel 1630, in occasione delle peste, il monastero rischiò di essere abbandonato dai religiosi, che intendevano allontanarsi da Almenno, ufficialmente "per ordine dei suoi superiori"; nel 1673 fu rubata una somma di denaro tenuta sottochiave dal priore nella propria stanza.
Ciononostante non diminuì la frequentazione della chiesa e la generosità da parte della popolazione locale. Non cessarono le donazioni e i lasciti, particolarmente numerosi nel periodo della peste. Si continuò ad arricchire la chiesa di opere d'arte e di nuovi abbellimenti, non sempre felici negli esiti, come quando negli anni 1656-1663 si coprirono di stucchi barocchi varie cappelle, deturpando l'aspetto originario dell'edificio. Si affermarono o consolidarono alcune devozioni tipiche degli Agostiniani: le feste di Sant'Anna, di San Nicola da Tolentino e della Beata Vergine della Cintura furono celebrate ogni anno con grande solennità e concorso di popolo.
Il culto a San Nicola ebbe tale successo che, a partire dalla seconda metà del Seicento, la chiesa stessa cominciò ad essere chiamata con il suo nome. L'antica confraternita del Santissimo Sacramento, trasformatasi in Scuola dei Cinturati, acquistò grande autorità, soprattutto nella gestione di alcuni legati e nell'organizzazione delle feste più amate dal popolo.

Il Settecento

Nel Settecento, nonostante le condizioni di vita del complesso di Santa Maria della Consolazione non subissero cambiamenti di rilievo, diminuì ulteriormente il numero dei frati presenti nel chiostro. Questo fatto fu la causa della precoce fine dell'istituzione monastica. La Repubblica Veneta, con il pretesto che non potesse essere garantita una vita comunitariamente e spiritualmente accettabile a causa dell'esiguo numero di membri, soppresse il convento di Santa Maria della Consolazione il 3 settembre 1772 insieme con altri piccoli monasteri bergamaschi. Il Governo incamerò i beni e li mise in vendita al miglior offerente con l'obbligo perpetuo per il compratore: ´...di far celebrare nella Chiesa a detto convento annessa una Messa in ogni Giorno Festivo di cadaun Anno, e di provvedere a tutto ciò che occorre per detta celebrazione; coll'obbligo ancora di mantenere li Mobili, e Sacri Arredi di detta Chiesa, che al Compratore saranno tutti consegnati sostituendone de nuovi all'occorrenza; coll'obbligo finalmente dell'occorrente spesa per mantenimento e ristauro della Chiesa, Sagrestia, Campanile e Campane. La Confraternita dei Cinturati e i sindaci del comune di Almenno inviarono una supplica a Venezia affinché la chiesa fosse ceduta a loro, ma la domanda non ebbe esito felice, probabilmente perché giunse dopo che la soppressione era stata ratificata. Il 2 giugno 1773, espletate tutte le operazioni d'asta, il nobile Paolo Defendo Vitalba acquistò il complesso monastico di Almenno con una parte dei terreni, pari a poco più di 30 pertiche. La cessione fu approvata da Venezia, perché il compratore offriva più che sufficienti garanzie circa il mantenimento dei diritti sia materiali che spirituali della chiesa a lui affidata. I Vitalba tennero fede ai propri impegni, gestendo con correttezza morale gli aspetti finanziari ed amministrativi connessi alla loro funzione di custodi. Preferirono tuttavia affidare gli aspetti del culto alla Confraternita della Cintura, con la quale fin dal 24 luglio 1773 avevano stipulato una convenzione, delegandole l'obbligo della messa festiva e concedendole di continuare le proprie pratiche religiose.

L'Ottocento

Dalla fine del Settecento e per quasi tutto l'Ottocento la chiesa fu sempre officiata: vi si celebrava regolarmente la messa tutti i giorni festivi e si festeggiavano con particolare solennità le ricorrenze della Madonna della Cintura il 25 luglio, di San Nicola da Tolentino il 10 settembre e della Beata Vergine del Buon Consiglio il 26 aprile, giorno in cui, dopo la messa cantata all'altare della Madonna si benediceva "la semenza de bigatti" (bachi da seta). Sulla fine dell'Ottocento, con il declino della Confraternita della Cintura, l'interesse e l'attenzione alla chiesa andò scemando progressivamente. Seguì un lungo periodo di decadenza, protrattosi fin oltre la metà del XX secolo, durante il quale la chiesa fu raramente utilizzata. Da alcuni decenni Santa Maria della Consolazione é tornata al centro della devozione degli Almennesi, che vi accorrono numerosi ogni volta che vi si svolge qualche funzione religiosa. Grande é anche l'afflusso degli amanti della musica sacra in occasione dei concerti sull'organo Antegnati.